Stephen Hawking, finché c’è vita c’è speranza

Una leggenda dell’astrofisica che ha segnato non solo la storia della cosmologia, ma anche l’immaginario collettivo

Stephen Hawking vita straordinaria

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    Continuerà a ispirare generazioni di scienziati l’eredità lasciata da Stephen Hawking, il cui contributo è stato fondamentale per il grande balzo in avanti della scienza degli ultimi decenni.

    Hawking ha solo 21 anni quando gli viene diagnosticata la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, una malattia neurodegenerativa che gli avrebbe lasciato solamente due anni di vita, dissero i medici al tempo. Per fortuna, sbagliarono clamorosamente. La diagnosi era errata, o comunque incompleta e la sua malattia risultò poi essere una atrofia muscolare progressiva, per cui il cervello non sarebbe stato mai coinvolto nel processo degenerativo della malattia. 

    Stephen Hawking è stato costretto tutta la vita su una sedia a rotelle, procedendo verso una paralisi ineluttabile  e quasi integrale di tutti i muscoli del corpo.

    “A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia dei motoneuroni, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto.”

    La malattia però non ha fermato il suo genio e le sue intuizioni che hanno permesso a Stephen Hawking di contribuire grandemente alla storia delle scienze.

    La sua missione è sempre stata quella di comprendere le leggi dell’Universo e scrivere quella che la storia del tempo, l’intera storia del tempo, dal big bang, ai buchi neri.

    Prima di Hawking i buchi erano poco più che un’ipotesi fantascientifica, ma dopo le sue leggi sulla termodinamica è stato dimostrato che questi oggetti non erano completamente bui, ma irradiavano particelle subatomiche: le radiazioni di Hawking.

    “Ciascuno di noi è libero di credere ciò che vuole e io credo che la spiegazione più semplice è che non esista alcun Dio. Nessuno ha creato l’Universo e nessuno decide il nostro destino. Probabilmente non c’è alcun paradiso, e nemmeno alcuna vita dopo la morte. Abbiamo solo questa vita per apprezzare il grande disegno dell’Universo e, per questo, io sono profondamente grato”

    La sua disabilità ha ovviamente fatto sì che diventasse simbolo della reazione positiva alla malattia che dovrebbe ispirare chi subisce una così forte perdita in termini di salute e che lo possa stimolare a  reagire, concentrandosi su tutto quello che può ancora succedere, perché finché c’è vita c’è speranza.

    “Concentratevi sulle cose che la vostra malattia non intacca, e non rimpiangete quelle con cui essa interferisce. Non siate disabili nello spirito così come lo siete nel corpo”

     Nel 1985 lo scienziato venne sottoposto a una tracheotomia a seguito di una grave polmonite. Questo intervento compromise la sua capacità di parlare, tanto che iniziò a comunicare con un supporto digitale, dotato di un sintetizzatore vocale che trasformava in suono le parole scritte. Ma nonostante questo Stephen Hawking non si fermò. Anzi. La grande svolta della sua carriera arrivò sicuramente nel 1988 con la pubblicazione del suo lavoro più famoso, “A Brief History of Time”, dal Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo, un saggio divulgativo che spiegava al grande pubblico i concetti della cosmologia moderna. Il libro trasformò lo scienziato in una celebrità.

    Con l’avanzare della sua malattia che, come predetto, lo portò all’immobilità quasi totale, Hawking abbandonò la tastiera e iniziò a comunicare grazie a un sistema di riconoscimento facciale capace di tradurre in parole i movimenti (quasi impercettibili) della sua bocca, della guancia destra e del bulbo oculare.

    Un iconico genio, tutto cervello e niente corpo che passerà alla storia segnando generazioni di scienziati e non solo, anche di amanti della cosmologia e della ricerca. Conosciuto per le sue grandi scoperte ma anche e soprattutto per la continua battaglia che ha dovuto combattere contro la malattia, per tutta la vita, senza lasciare mai che questa lo limitasse, diventando così un’icona nell’immaginario culturale e anche nella cultura pop. Hawking non si è mai tirato indietro quando gli è stato chiesto di prestare la sua immagine, o prestarsi in prima persona, a partecipare a serie tv o addirittura cartoni animati, compare infatti in alcuni episodi dei Simpson, dei Griffin e in Futurama ma anche in prima persona in Start Trek: the Next Generation e The Big Bang Theory. E non finisce qui, ha anche prestato la sua voce artificiale per diversi brani dei Pink Floid. Il tutto impersonando sempre e solo se stesso.

    La scienza e allo stesso tempo i sogni, sono stati la chiave di volta di tutta la sua esistenza. La cosa che ci rimane da fare con la sua storia immortale è lasciarci ispirare. 

    “Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare. Guardate le stelle invece dei vostri piedi”.

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