La regola dei 5 secondi e il cibo

Fino a ora avete seguito la regola dei 5 secondi e non vi è successo niente. Bravi, siete stati fortunati. Perché si, la regola dei 5 secondi è una stupidaggine pazzesca: ecco perché.

Cibo caduto a terra: è vera la regola dei 5 secondi?

Cibo caduto a terra: è vera la regola dei 5 secondi?

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    In sintesi

    • la regola dei 5 secondi dice che se vi cade del cibo a terra e lo raccogliete entro 5 secondi potete mangiarlo perché non succede niente
    • la scienza ha dimostrato che la contaminazione dei cibi avviene subito pertanto la regola dei 5 secondi è falsa

    A tutti prima o poi sarà capitato di fare cadere del cibo a terra. A me capita sempre. Ve ne racconto una in particolare. Qualche tempo fa, in pieno lockdown, stavo facendo un video-aperitivo.  Sul tavolino del salone avevo apparecchiato tutto quello il necessario: computer (in perfetto stile anni 2010), patatine (per stavolta mi sono accontentato di cornetti al mais), birra ghiacciata (su questa non transigo, solo Kralle del Penny Market).

    Durante l’aperitivo, tra una risata e l’altra, succede che faccio cadere a terra la tazza delle patatine. Le mie colorite espressioni di disappunto attirano l’attenzione dei miei amici di video-aperitivo, che mi vedono scomparire dallo schermo e armeggiare sul pavimento per rimediare al danno.

    Ogni volta che mi cade del cibo a terra ci rimango male, perché mi sembra uno spreco buttarlo ma d’altro canto non voglio rischiare di prendermi una gastroenterite. Il pavimento per quanto pulito è sempre pieno di batteri, virus, funghi come quello della candida e chissà quali altri microrganismi. Con i tempi che corrono meglio non rischiare.

    Tra il serio e il faceto quindi pongo il quesito ai miei compagni di aperitivo: che faccio, mangio o non mangio le patatine cadute a terra? Il dibattito è in corso finché, uno di loro se ne esce con la seguente affermazione: “Tranquillo, se le hai raccolte subito puoi mangiarle, vale la regola dei 5 secondi”.

    Ecco, la regola dei 5 secondi. Confesso che l’avevo rimossa. E per questo voglio parlarne insieme a voi: cos’è? Perché? E cosa risponde la scienza a queste due domande?

    Cos’è la regola dei 5 secondi

    Cominciamo intanto dalle basi: cos’è la regola dei 5 secondi?

    Orbene, questa regola dice che il cibo caduto sul pavimento non è contaminato se lo raccogliamo entro 5 secondi dal momento in cui raggiunge il suolo. In altre parole, i batteri e i virus non contaminano il cibo se lo raccogliamo appena tocca terra (o qualsiasi altra superficie contaminata).

    La regola è stata individuata e formulata nei prestigiosi laboratori dell’Università della Strada. Sulla sua validità gli esperti non sono d’accordo: molte opinioni concordano sul fatto che quel che non ammazza ingrassa, ma il dibattito è comunque aperto. Perché proprio 5 secondi? E vale solo sul pavimento? Le aree di indagine sono ancor numerose.

    Scherzi a parte, la scienza ufficiale si è davvero occupata della regola dei 5 secondi per capire in che modo i batteri contaminano le superfici. Sull’argomento sono stati condotti diversi studi.

    I batteri vivono a lungo sulle superfici

    Uno studio del 2007 ha provato a verificare quanto i batteri sopravvivono sulle superfici e con quale facilità con cui si trasferiscono sul cibo. In particolare gli scienziati hanno studiato la Salmonella, il batterio che causa la salmonellosi, un’infezione del tratto gastrointestinale con sintomi come diarrea, vomito, febbre. La salmonella è il tipico batterio presente nelle cucine, dove spesso è portato dalla carne di pollo.

    Il risultato degli esperimenti ha dimostrato che su superfici asciutte la Salmonella può sopravvivere fino a 4 settimane e in concentrazione tale da contaminare il cibo. Inoltre, appare chiaro come la contaminazione avvenga immediatamente dopo il contatto. Insomma, i batteri non cronometrano il tempo di contatto di un cibo sulla superficie ma se c’è contatto c’è tendenzialmente anche contaminazione.

    Non tutte le superfici sono uguali

    Si può pensare che il problema della contaminazione riguardi solo il cibo caduto in terra. Ma non è così. Tutte le superfici presentano un rischio di contaminazione. Anche quelle che usiamo per cucinare.

    In un altro studio gli scienziati hanno studiato il potere contaminante di diverse superfici domestiche.

    L’esperimento consisteva nello strofinare una fetta di cetriolo su diverse superfici contaminate per poi misurare la quantità di batteri rilasciati da ogni superficie. Le superfici erano 4: formica, acciaio, polipropilene e legno. La scelta dei materiali non è stata casuale. L’acciaio e la formica sono i materiali di cui tipicamente sono fatti i piani di lavoro mentre il legno e il polipropilene sono i materiali con cui si fabbricano i taglieri.

    Dall’esperimento è emerso un fatto interessante. Le superfici più contaminanti non erano quelle considerate più igieniche, ma quelle considerate meno igieniche.

    L’acciaio e la formica si utilizzano per produrre piani di lavoro perché sono materiali chimicamente resistenti, non assorbono i liquidi e non presentano imperfezioni o ruvidità nelle quali i batteri si possono annidare. Proprio per questo motivo i piani di lavoro professionali sono fatti in acciaio.

    Ma appunto questa caratteristica fa sì che siano queste superfici possano essere particolarmente contaminanti se non sono ben pulite. L’acciaio ha una superficie molto regolare, non presenta cavità in cui possono annidarsi i batteri. Pertanto, se un’area della superficie è contaminata, i batteri sono per così dire esposti, e pertanto si trasferiscono facilmente non essendo annidati dentro le irregolarità della superficie.

    Le superfici come il legno sono invece irregolari in quanto a livello microscopico sono ricche di cavità, sono porose e assorbono lo sporco e i batteri. Ma appunto questo aspetto riduce le possibilità di contaminazione perché la superficie di contatto è minore.

    Non di soli batteri si contamina il pane

    I batteri però non sono l’unica fonte contaminante che minaccia le nostre superfici. Pavimenti, piani di lavoro e attrezzature possono essere contaminati anche da sostanze tossiche come i pesticidi.

    Generalmente i pesticidi si usano in agricoltura, ma possiamo trovarli anche in casa. Quando spruzziamo l’insetticida per le zanzare stiamo usando un pesticida.

    Uno studio ha dimostrato che le superfici di casa possono essere contaminate da pesticidi che a loro volta possono trasferirsi sul cibo. Gli scienziati hanno applicato delle soluzioni a base di pesticidi su tre superfici domestiche, ceramica, legno massello e tappeto. Hanno poi poggiato sulle superfici dei campioni di mela, salame e formaggio e trascorso un periodo di tempo hanno misurato la presenza di pesticidi su ogni campione.

    Le varie superfici contaminavano i campioni in modo diverso. In media tra il 22 e il 35% dei pesticidi presenti sulla superficie passava ai campioni di cibo. Queste percentuali erano destinate a crescere se il contatto con la superficie durava più di 60 minuti, con l’83% dei pesticidi che contaminava la superficie.

    E non è tutto. In questo esperimento è stata appurato anche che la forza del contatto con la superficie influisce sull’entità della contaminazione. Applicando una forza di 1500 g, la contaminazione dei pesticidi aumenta notevolmente passando dal 15% al 70%. In pratica, maggiore è l’altezza da cui il cibo cade a terra e quindi la forza del contatto, maggiori sono le possibilità di contaminazione.

    Per concludere

    Se siete arrivati a leggere fino a qui avete capito che affidarsi alla regola dei 5 secondi non è molto saggio. Gli studi hanno dimostrato che la contaminazione può avvenire subito e su qualunque superficie. I batteri sopravvivono sulle superfici e possono facilmente passare da una superficie all’altra, contaminandola. Senza contare gli altri contaminanti, come i pesticidi, che possono contaminare le superfici di casa e quindi anche i cibi che ingeriamo.

    Quindi, la prossima volta che vi cade del cibo su una superficie pensateci bene prima di mangiarlo: seguire la regola dei 5 secondi potrebbe farvi passare un brutto quarto d’ora.

    Fonti

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