Report FIP sulle competenze digitali dei farmacisti

Una panoramica internazionale tra best practice e lacune da colmare

farmacista digitale

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    Ormai lo sappiamo, la pandemia Covid ha garantito una rapida accelerazione del processo di trasformazione digitale, specialmente per quanto concerne gli ambiti legati alla salute: lo abbiamo visto, ad esempio, con le ricette diventate in formato elettronico o con la crescita delle farmacie online

    In questo quadro, la figura del farmacista si è fatta sempre più largo, diventando l’elemento che collega il mondo dei professionisti sanitari a quello dei pazienti. Questa posizione di rilievo porta inevitabilmente con sé nuove esigenze dal punto di vista delle competenze digitali, che risulteranno indispensabili per i farmacisti anche una volta che la pandemia Covid sarà finita.

    Proprio in merito all’argomento, a Gennaio 2021 la Federazione Internazionale Farmaceutica (FIP) ha pubblicato un documento dal titolo “Fip digital health in pharmacy education. Developing a digitally enabled pharmaceutical workforce”, un rapporto che per la prima volta fornisce una panoramica a livello globale delle competenze digitali specifico per la professione del farmacista.

    Cosa si legge nel Report FIP

    In particolare il report evidenzia quali sono i campi in cui le skills e gli strumenti digitali trovano applicazione e quali sono le lacune che ancora devono essere colmate per poter definire concluso il processo di trasformazione in atto.

    Per quanto, infatti, la pandemia Covid-19 abbia accelerato numerosi processi di digitalizzazione, che sono stati accolti e inseriti nei processi lavorativi delle farmacie, sono ancora molti i passi che possono e devono essere fatti per aumentare le conoscenze e le competenze dei farmacisti in ambito digitale.

    Dal rapporto sono emerse le seguenti mancanze:

    • Difficoltà nell’educazione sanitaria digitale presso scuole e facoltà a causa della mancanza in primo luogo di esperti, seguita dalla mancanza di risorse.
    • Scarsa familiarità dei professionisti con tecnologie più emergenti in ambito sanitario, tra le quali troviamo blockchain, bot, terapie digitali e A.I.
    • Mancanza di un insieme di competenze digitali e della capacità di utilizzare la tecnologia come risorsa per risolvere problematiche di tipo clinico o assistenziale.
    • Basse aspettative sui benefici clinici della salute digitale da parte dei professionisti. Si utilizza l’educazione digitale più per esigenze amministrative e funzionali.
    • Necessità da parte di scuole e professionisti di essere sostenuti per orientamento, formazione, infrastrutture e risorse educative riguardanti la salute digitale.
    • Esigenza da parte di studenti e professionisti di una guida per l’implementazione di strumenti sanitari digitali.
    • Difficoltà di messa in pratica della digital health per mancanza di abilitazioni, strumenti e dati di accesso.

    La chiave che la Federazione Internazionale Farmaceutica ha identificato come fulcro centrale per risolvere le lacune emerse dal rapporto sta nell’educazione sanitaria digitale.

    L’importanza dell’educazione sanitaria digitale

    L’istruzione digitale del farmacista, secondo la FIP, deve partire fin dalla facoltà universitaria e deve riuscire a integrare le competenze digitali a quelle scientifiche. Da questa unione si creeranno così professionisti che possiedono già in partenza la capacità di utilizzare tecnologie e strumenti di salute digitale.

    La digital health, in questo modo non costituirà un elemento separato dall’ambito scientifico e clinico della professione, ma sarà integrata ad esso, per poter migliorare l’assistenza e la cura dei pazienti.

    In questa visione, un ruolo chiave spetta ai formatori, che dovranno preparare una nuova generazione di farmacisti, creando nuovi modelli di insegnamento per l’assistenza sanitaria digitale.

    Per quanto la direzione della Federazione Internazionale Farmaceutica sia chiara, sono molti gli ostacoli per garantire questo tipo di istruzione:

    • mancano best practice e standard comuni per l’educazione digital;
    • non ci sono molti accademici formati;
    • sono necessarie partnership interdisciplinari tra facoltà per garantire una proposta formativa valida in ambito digital;
    • difficoltà nel reperire materiali e campioni;
    • esigenza di laboratori per l’insegnamento.

    Nonostante le difficoltà sopra citate, possiamo comunque vedere come alcune università si stiano già adoperando per attuare delle integrazioni che prevedano la presenza del digital all’interno dei loro percorsi accademici. Nel report è possibile trovare casi studio provenienti da tutto il mondo, qui troverete un focus riguardante le università europee.

    Grecia, Università di Nicosia, Cipro
    Per sopperire all’impossibilità degli studenti dell’ultimo anno di farmacia di svolgere un regolare tirocinio in presenza, è stata messa in pratica una soluzione educativa che ha unito la digital health ai metodi di apprendimento esperienziale. Un metodo di consulenza al paziente in modalità online che ha migliorato la capacità di comunicazione e consulenza degli studenti e allo stesso tempo ha migliorato l’atteggiamento dei pazienti riguardo all’utilizzo dei farmaci.

    Irlanda, Royal College

    La creazione di una collaborazione interprofessionale grazie all’apprendimento digitale: gli studenti di farmacia e chirurgia hanno lavorato sinergicamente per fornire un approccio condiviso a un’assistenza sicura che avesse al centro il paziente. Gli studenti di farmacia hanno avuto l’opportunità di interagire con i pazienti tramite una piattaforma virtuale, raccogliendo storie cliniche e consultandosi con studenti di chirurgia per sviluppare piani di cura del paziente. Il risultato è stata una maggior sicurezza e convinzione nella terapia proposta e una maggior consapevolezza di quanto attraverso la digital health il paziente sia posto al centro di un lavoro in team.

    Olanda, Università di Utrecht 

    Qui, l’università ha creato un corso pilota in assistenza farmaceutica digitale in collaborazione con cinque studenti del master in farmacia. I cinque studenti hanno partecipato a un corso pilota con due obiettivi:

    • acquisire informazioni sui vari aspetti dell’assistenza farmaceutica digitale;
    • sviluppare un corso pilota a tempo pieno di cinque settimane per futuri studenti.

    Svoltosi tra maggio e giugno 2019, il corso ha fornito, tra le altre cose, i vari strumenti disponibili nell’assistenza digitale, come app, dispositivi indossabili, chatbot, intelligenza artificiale, blockchain e realtà virtuale e aumentata.

    Spagna, Università di Madrid

    Anche qui l’università ha deciso di sviluppare un vero e proprio corso post-lauream sulla salute digitale per i suoi studenti. Un programma che cercherà di fornire una conoscenza olistica sulla salute digitale: in questa prima fase di sviluppo, i contenuti riguarderanno argomenti specifici legati alla tecnologia e alle competenze generali, e un’introduzione preliminare ai sistemi sanitari e sanitari digitali.

    Svizzera, Università di Ginevra e Losanna

    Le due università hanno sviluppato un metodo di insegnamento collaborativo paziente-farmacista per sviluppare la capacità dei farmacisti di collaborare con i pazienti nel loro utilizzo della salute digitale. I docenti hanno implementato l’approccio didattico per garantire che i futuri farmacisti siano meglio attrezzati per rispondere in modo appropriato alle esigenze legate alla salute digitale.

    Come abbiamo visto, gli esempi di Atenei virtuosi, almeno in Europa, si contano letteralmente sulle dita di una mano e sono ancora in una fase embrionale e sperimentale. La strada da fare per poter avere una nuova generazione di farmacisti è ancora lunga, ma ci auguriamo che il report FIP abbia posto le basi per raggiungere questo obiettivo.

    Fonti

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